Anna sobbalzò per un improvviso colpo di tosse di Edward.
Lui dormiva e sembrava tranquillo. Gli accarezzò i capelli e lo strinse forte.
Stava sognando, stava facendo un sogno che lo perseguitava fin da bambino.
Camminava di notte, in riva al mare. L’acqua era agitata e ad ogni onda la marea si alzava costringendolo ad allontanarsi sempre di più dalla riva, fino a quando si svegliava di soprassalto senza capire il senso di quella specie di incubo. Ma quella notte non fu così, il mare continuò a salire, più del solito, poi si ritirò improvvisamente lasciando una grande distesa di sabbia bagnata e accanto ai suoi piedi una catenina d’argento.
Edward la raccolse e ripulendola dalla sabbia, si accorse che aveva un piccolo ciondolo, un angelo tagliato esattamente a metà in modo da lasciare solo una di due parti simmetriche.
Dalla parte del taglio, c’era inciso un nome. Si sforzò di leggere, ma come in ogni sogno, di solito non ci si riesce.
Quando si svegliò, si trovò nel pieno inizio di una crisi d’asma.
Anna si era già alzata a prendergli l’aspiratore, ma stranamente, quell’intervento che di solito era di effetto immediato, sembrò quasi peggiorare la situazione.
-Edward, ora chiamo qualcuno- gli disse allarmata
-No, no…Stai tranquilla ora passa- le rispose lui a fatica.
Si alzò dal letto e aprì il balcone per sentire il sollievo dell’aria sul viso, ma ebbe un’improvvisa allucinazione. Gli sembrò che fosse completamente buio e che i vetri del balcone fossero inspiegabilmente di legno.
Uscì e si poggiò alla ringhiera reggendosi la testa per un capogiro.
-Anna!- chiamò
Lei accorse –Cosa c’è?-
-Per favore, controlla la scadenza di quella polvere- le disse faticando a trovare lo spazio per le parole tra un respiro e l’altro.
Anna corse a recuperare l’aspiratore e cercò la data -Non è scaduta Eddy-
-Ok, ok…- cercò di calmarsi lui
-Eddy ma che succede?- chiese preoccupatissima
-Niente, niente…Ho delle allucinazioni, ma credo che sia un effetto di quella schifezza-
Anna cercò il foglietto illustrativo e lesse con attenzione
-Si, infatti…Magari ne hai un po’ abusato in questi giorni. Chiamiamo il medico?-
-No, no, a quest’ora…Mi rimetto a letto, tanto è un effetto momentaneo-
-Ok-
Cercò in quel modo di tranquillizzarla, ma stava davvero male.
Si sforzò di trattenere la tosse e di mantenere la calma, ma appena lei si fu riaddormentata, si alzò e tornò fuori al balcone.
Il pavimento gli girava sotto i piedi e stranamente non sentiva il freddo, anzi sudava.
Cominciò a tossire senza tregua, e sentiva un’eco assordante dei suoi respiri. La testa gli girava, e fu costretto a chiudere gli occhi.
In quel momento le sue allucinazioni astratte si solidificarono in un’immagine ben definita: il vecchio forno.
Riaprì gli occhi sorpreso per quella visione di cui non si spiegava il senso e cominciò ad avere paura, una terribile e inspiegabile paura senza fondamenta.
Rientrò in camera e fu tentato di svegliare Anna, ma poi pensò che doveva essere stanchissima per riaddormentarsi così in fretta.
Così, quando la tosse sembrò dargli un attimo di respiro, uscì nel corridoio e scese le scale di corsa portando con sé l’aspiratore , con l’intenzione di scendere al piano di sotto a chiamare il medico.
Faticò ad arrivare in fondo ai gradini, e sentì i suoi piedi atterrare sull’erba.
Chiuse gli occhi e scosse la testa - O Signore, ma che diavolo sta succedendo….-
Tentò di raggiungere il telefono, ma il respiro gli si intrappolò alla gola e gli mancò l’aria. Credette di morire per un attimo.
Cercò disperatamente una via d’uscita calpestando e schivando le sue allucinazioni e arrivò alla porta.
Il giardino era tranquillo e silenzioso. L’aria fredda sul viso gli diede un incredibile sollievo. Sentì i polmoni finalmente riaprirsi e recuperare pian piano le loro normali funzioni.
-Dio ti ringrazio- sussurrò
Restò per qualche minuto seduto sugli scalini davanti alla porta per riprendere le forze, poi cominciò a risentire il freddo, così si alzò e stava per tornare in casa, ma di nuovo un’allucinazione, di nuovo il vecchio forno.
Senza chiedersi perché, e senza esitare ancora si incamminò verso il retro della villa e attraversò lo steccato. Il buio gli impediva quasi di vedere dove metteva i piedi, ma andò avanti senza fermarsi, finchè arrivò alla porta di legno.
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