martedì 22 luglio 2008

CAPITOLO 2

Quando Michael tornò a casa, erano già usciti tutti per andare al lavoro, tranne Anna che lavorava solo di pomeriggio, e Nicole, che faceva da baby-sitter al piccolo Nicholas.
Era stanchissimo per le notti in bianco passate, e con l’umore a terra per quello a cui aveva assistito. Inoltre si sentiva in colpa e depresso per ciò che stava accadendo tra lui ed Elisabeth e per non aver fatto in tempo ad incontrarla.
Si lasciò cadere sul letto e si addormentò all’istante, seppure tormentato dai suoi pensieri.
Era l’una e mezza circa quando Amelia bussò insistentemente alla sua porta.
Gli ci volle un po’ per riprendersi e per riuscire ad aprire gli occhi.
-Chi è?- chiese
-Michael, è pronto il pranzo, scendi a mangiare?- gridò la governante
-Grazie, Amelia, scendo subito- le rispose ancora frastornato
Fece un’incredibile fatica per alzarsi e per raggiungere il bagno. Si gettò in faccia l’acqua gelata, si diede una sistemata ai capelli e scese nel salone.
Suo figlio correva libero qua e là per la casa rincorrendo la sua palla, sotto lo sguardo vigile di Nicole.
Appena si accorse di lui, il visino si accese di gioia e gridò –Babbo!-
Michael lo prese in braccio e lo strinse forte. Gli baciò i capelli catani, sottili e morbidi, poi lo rimise a terra. Il piccolo prese la palla e disse –Palla, babbo-
Per quanto fosse piccolo parlava già egregiamente. Era un bimbo allegro e inevitabilmente viziato da tutti visto che era l’unico piccolo della casa.
Michael accolse volentieri il suo invito e cominciò a fare dei palleggi.
-Michael!- lo rimproverò Amelia –finirai per rompere qualcosa!-
Lui sorrise –Sarebbe ora! Questa casa è piena di orribili e antichissimi cimeli!-
La grande villa era tutta arredata in stile classico, e i grandi e vistosi soprammobili decoravano il salone e i corridoi insieme a statue e colonnine varie.
A nessuno ormai piaceva più quello stile, ma nessuno aveva il coraggio di liberarsi di quei vecchi mobili, perché erano un ricordo del nonno, come i soprammobili e tutto ciò che apparteneva a quella casa.
-Del resto…- continuò Michael dando piccoli calci al pallone-…ti farei anche un favore, visto che risparmieresti di spolverarli-
-Ti ho detto di smetterlaaaaa!- gli gridò Amelia rincorrendolo con il mestolo con cui stava servendo il pranzo
Nicholas seguiva la vicenda battendo le mani e ridendo a crepapelle.
-Michael, metti via quel pallone e siediti a tavola!- gli ordinò sua madre
Assicuratosi che Amelia fosse abbastanza lontana, restituì la palla a suo figlio e si sedette a tavola accanto ad Anna. Le diede un bacio e le chiese –Allora? Come vanno i preparativi per il matrimonio?-
-Oggi ho la seconda prova del vestito- gli rispose lei ansiosa
-Chissà che bella che sarai- commentò lui
-Mai quanto lo era Elisabeth- aggiunse Anna
-Elisabeth è la donna più bella del mondo, non potrai mai arrivare al suo livello….- le disse lui ironicamente -…Però ci puoi provare, hai tutti i requisiti per arrivare seconda. Oh, scusa, terza, al secondo posto c’è Nicole -
-Mike, oggi mi stai letteralmente buttando nel ….!- disse lei offesa
-Se per te non è un complimento essere al terzo posto nella classifica delle spose più belle del mondo, allora non so cosa dirti…- protestò Michael
-Il problema è che hai visto solo due spose in vita tua, e la terza, che sarò io, la stai mettendo all’ultimo posto, quindi trai pure le tue conclusioni…- gli rispose lei mettendolo in crisi
-Ok, basta, mi arrendo, sei troppo complicata per i miei gusti. Solo Edward poteva sopportare una come te e fare la pazzia di sposarti!- le disse per prenderla in giro
Anna si mise nervosamente una ciocca dei suoi bellissimi capelli neri dietro ad un orecchio e lo guardò con aria di sfida –Hai detto bene, caro, sono troppo intelligente per te-
Michael sorrise sarcasticamente –Guarda che ho detto “complicata” , non “intelligente”-
-Viene di conseguenza, tesoro- ribattè lei
Passarono tutto il pranzo a punzecchiarsi, mentre gli altri si divertivano ad ascoltarli.
Michael mangiò più in fretta possibile, aveva intenzione di andare da Elisabeth e poi di passare da Edward. Voleva chiarire un po’ di cose.
Fece una doccia, poi prese suo figlio e andò allo studio fotografico.
Karen, la segretaria, gli aprì la porta sbuffando e poi ricorse via al suo lavoro. Sembrava veramente esaurita.
-Mah!- sussurrò Michael
Arthur era alle prese con delle fotografie per un manifesto pubblicitario, e non era da meno.
-Ciao Mike…- gli disse appena senza rivolgergli neanche uno sguardo -…e ciao piccolo di zio-
-Cercavo Elisabeth- gli disse mentre lui dava istruzioni alla modella su dove rivolgere lo sguardo
-Si, la trovi nella prima stanza, a sinistra, ma per favore vattene al più presto, ha da fare- gli rispose
-Grazie, sempre molto gentile, cugino- gli disse lui avviandosi nel corridoio
-Figurati, per te questo ed altro- lo congedò Arthur.
Arthur era intrattabile quando era concentrato sul suo lavoro, e anche quando non lo era, non aveva un carattere facile. Era impulsivo, ribelle, ma sapeva anche essere dolce al momento giusto e aveva un grande cuore.
Michael bussò alla porta che suo cugino gli aveva indicato.
-Avanti- rispose Elisabeth
-Mamma!- esclamò il piccolo Nicholas tendendole le braccia
Lei gli sorrise e lo prese un braccio tempestandolo di baci
–Amore, che sorpresa!-
Michael la osservò come se non la vedesse da anni e non potè non compiacersi della sua bellezza. Era vestita in modo semplice, un morbido maglioncino rosa confetto su dei comunissimi jeans scuri. I capelli lunghi, semiraccolti le scendevano sulle spalle, mossi. I bei lineamenti del viso, illuminati da due occhi castano chiarissimo, quasi verdi, e un sorriso che da solo bastava per far splendere il mondo. Pensò ancora una volta a quanto fosse fortunato ad averla come moglie e madre di suo figlio.
Si avvicinò per darle un bacio, ma lei si scansò, diventando improvvisamente seria.
-Lo so che ce l’hai con me , ma…- cercò di giustificarsi lui
-Ma niente, Michael…Ne ho abbastanza- lo interruppe lei brutalmente
-Potresti almeno ascoltarmi- insistette
-Tanto la so a memoria la storia. Ma non mi va di discutere, adesso- lo bloccò ancora lei
-Non è mai il momento giusto, per te. Quand’è che potremmo parlare? Ero venuto qui apposta-
Lei diede un bacio a Nicholas, poi sospirò –Non ho voglia di parlare con te, non ho niente da dirti, ho già parlato troppo. E poi ora ho veramente da fare, credimi-
Michael abbassò lo sguardo –Ho capito. Venire qui è stata una pessima idea. Saluta mamma, Nick, papà ti porta sulle giostre-
Elisabeth abbracciò ancora suo figlio, poi lo diede a Michael, che andò via senza controbattere, sperando che con Edward sarebbe andata meglio.
Lo invitò a scendere al bar a bere qualcosa, e lui, dopo vari rifiuti con la scusa che non poteva lasciare il lavoro, si era visto costretto ad accontentarlo, altrimenti non gli si sarebbe tolto di torno.
Il piccolo Nicholas si era addormentato sulla spalla di suo padre.
Si sedettero ad un tavolino e ordinarono un amaro.
-Allora? Cosa devi dirmi?- gli chiese Edward
-Sarò breve…- gli rispose -…Il tuo atteggiamento mi sta sullo stomaco, per non essere volgare-
-La situazione è reciproca caro cugino-
-Si può sapere perché mi stai trattando in questo modo?-
-Ti tratto nel modo che meriti- gli rispose acidamente
Michael sospirò -Ascolta, Edward…Io non so cosa ti passi per la testa, so soltanto che qualsiasi cosa tu stia pensando di me, è falsa. Tra me e quella ragazza non c’è niente. Niente di niente. Non l’ho mai tradita tua sorella, e non ho intenzione di farlo-
Edward scosse la testa -Io non so se tu la tradisci o meno. So soltanto che voglio vederla felice e che invece non lo è…E la colpa è tua-
-La colpa è del mio lavoro…Ho delle responsabilità, Edward, è questo che lei non capisce-
-Hai delle responsabilità anche verso la tua famiglia. O sbaglio?-
-No, non ti sbagli…Ma credimi questo lavoro mi aiuta ogni giorno a vivere e andare avanti…Mi aiuta a non cedere alle tentazioni che ancora ho…Tutti i giorni. Lavorare in comunità mi mette davanti agli occhi ciò che ho lasciato alle mie spalle…E vedere tutti quei ragazzi soffrire è la mia forza per non ricaderci. E questo lo faccio anche per mia moglie…E soprattutto per mio figlio-
-Elisabeth non ti ha mai chiesto di lasciare il tuo lavoro…Ti ha semplicemente chiesto di allontanare Annie-
-Elisabeth non capisce che Annie per me è solo una ragazza che ha bisogno di aiuto…come gli altri. E’ solo questo-
-Il problema è che per lei tu non sei solo una persona che vuole aiutarla…Hai mai pensato che restandole accanto potresti illuderla e peggiorare la situazione?-
-Si, ci ho pensato. Tutto questo non è facile neanche per me. Io sono solo alle prime esperienze e sono ancora sotto la supervisione di altre persone. Sono loro che mi guidano e mi danno dei consigli. E io li seguo. Loro mi hanno detto che sparire così, improvvisamente dalla sua vita non è la cosa migliore-
-Bene…Allora sparisci lentamente, ma sparisci-
-Edward…Io ti giuro che farò il possibile…Ma tu devi promettermi che ti fiderai di me. Non devi mai più avere dubbi sui miei sentimenti per tua sorella. Lei e Nicholas sono tutto per me, li amo più di ogni altra cosa al mondo-
-Fai quello che ti pare…Ma non voglio più vederla piangere a causa tua-
-Magari tu potresti aiutarmi. Lei si fida di te…Potresti fargli capire come stanno veramente le cose invece di alimentare i suoi dubbi assurdi-
-Io non le ho mai parlato male di te, né ho confermato le sue parole, anzi, ho sempre cercato di convincerla del contrario…Le ho sempre detto che magari si sbagliava. Ma non per difendere te, soltanto per farla smettere di piangere…Ora basta però…Stai attento a non superare il limite della mia pazienza -
-Ok…Spero di averti fatto cambiare opinione su di me-
-Io non ho nulla contro di te, te lo ripeto…Voglio solo che lei stia bene-
La conversazione durò molto meno di quanto avrebbe voluto Michael.
Quando Edward tornò al lavoro, portò Nicholas in un parco giochi e poi gli comprò una barretta di cioccolato , sapendo che Elisabeth si sarebbe arrabbiata, ma la gioia di vederlo felice e con la faccia sporca, lo divertiva così tanto che non aveva resistito alla tentazione.
Dopo quel piacevole pomeriggio passato insieme a suo figlio, Michael tornò a casa rilassato pieno di buoni propositi, ma Elisabeth non gli aveva ancora perdonato di averla lasciata sola per l’ennesima notte.
Quando dopo cena andarono in camera loro, lei non gli diede neanche la buonanotte e si mise a dormire voltandogli le spalle.
Michael restò a guardare il soffitto cercando il modo per aprire il discorso.
-Elisabeth…- sussurrò
Non gli rispose. Si avvicino a lei e le baciò una spalla. Lei lo scansò brutalmente.
-Elisabeth…Ti prego…Parliamo, cerchiamo di chiarirci-
-Non c’è nulla da chiarire, Michael…Il problema è che tu vivi la tua vita tagliando fuori me e tuo figlio-
-Lo sai che non è vero…Voi siete la mia vita- le rispose guardando con tenerezza il piccolo Nicholas che dormiva nella sua culla attaccata al letto
-A che posto siamo nella tua classifica?- gli chiese lei girandosi e guardandolo con disprezzo
-Che domande…Siete al primo posto, è ovvio, lo sai…Non facciamo discussioni inutili-
-Se siamo al primo posto, Michael, dimostramelo-
-E’ quello che cerco di fare ogni giorno…Ma tu sai cogliere in me soltanto i lati negativi-
-Io voglio che tu faccia qualcosa di concreto stavolta-
-Bene…Allora dimmi chiaramente cosa vuoi, perché forse non riesco a capire-
-Ok…Lo sai, Michael mi ha sempre fatto piacere che tu lavorassi in comunità…Ma visto che non riesci a gestirlo questo lavoro e a darti dei limiti, sono costretta a chiederti di lasciarlo-
Quelle parole furono per lui una doccia fredda -…Ma, Elisabeth…Tu lo sai bene quanto è importante per me-
-Non non m’importa. Devi fare una scelta. Devi decidere se tieni più a me o al tuo lavoro. Mi dispiace-
Michael si stese a letto e si girò dall’altra parte -Non lascerò la comunità-
-Allora dovrai lasciare me- gli disse lei
-Non lascerò neanche te- rispose lui con tono deciso
-Peccato che per stare insieme bisogna essere in due- replicò Elisabeth
-Io non me ne vado. Se vuoi lasciarmi dovrai andartene tu-
-Ci puoi giurare…Farò le valige domani stesso-
Passò mezz’ora. Michael non riusciva a dormire, Elisabeth piangeva in silenzio.
-Non piangere…- le disse lui accarezzandola -…abbiamo detto un mucchio di sciocchezze…Non è giusto rovinare tutto per una stupida gelosia-
Lei lo guardò con odio e con gli occhi ancora bagnati -”Una stupida gelosia”?! Credi davvero che sia solo questo il problema? Michael, Annie è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma infondo tu che ne sai? Per te va sempre tutto bene, tu non ti accorgi mai di niente. Non vedi, non senti…e soprattutto non ascolti!-
-Certo che ascolto!La conosco bene la predica,ti faccio mancare affetto e attenzioni…Ma il vero problema è che sei tu a non vedere e non sentire. E sei tu a non accorgerti neanche delle mie continue dimostrazioni d’amore-
Lei scosse la testa rassegnata -Basta così, Michael!Tanto è inutile, non capisci. Tutto questo servirà solo a svegliare Nicholas, quindi buonanotte-
-Buonanotte- le rispose lui con tono nervoso

Nessun commento: